Che cos’è il tempo e che cos’è lo spazio? Forse non ci accorgiamo di quanto la nostra intera esistenza sia subordinata a queste due entità. Tre settimane fa due artisti del collettivo Zona Blu, Nicola Tineo e Eduardo Luongo hanno presentato le proprie riflessioni sul senso di smarrimento della società odierna attraverso la mostra “Overthink Memory”, una vera e propria immersione all’interno del gioco perpetuo della memoria .
L’esposizione inizia con le opere di Luongo situate lungo il corridoio dello spazio. Il sentimento che suscitano è una commistione tra una nostalgia dolce, che scaturisce dalle foto dell’infanzia di Eduardo e l’unione quasi destabilizzante creata tra le sezioni corporee di cera e la durezza degli strumenti dei materiali industriali, il tutto appare come una metafora di ciclicità.
Una testa divisa in due, lei che si accomoda e culla su sé stessa.
Queste sezioni sono costituite di un materiale deperibile, che invecchia, esattamente come ciascun individuo, ma il concetto espresso dalle opere dell’artista va al di là della mera riproduzione fisica di un soggetto. Il corpo è la raffigurazione della persona in quanto massima espressione delle sue velleità, aspirazioni, gusti e passioni, tutti soggiogati dal ticchettio di un orologio, dallo scorrere dei giorni nel calendario.
Deleuze sintetizza la carica innovativa della critica Kantiana in “formule”, la prima di queste è quella shakespeariana del tempo uscito “fuori dai suoi cardini” (nell’Amleto), che indica che esso non si ponga più come misura del movimento e non si presenti più come il tempo dell’astronomia e della psicologia, si libera invece dall’orizzonte e dall’Io, mondo e Dio”. Il tempo diventa una forma pura e il mio rapporto con esso si trasforma radicalmente: sono infatti nel tempo, esisto nel tempo, prendendo atto, arrivando alla consapevolezza che sono separato- e così relazionato- a, “Io, mondo e Dio”.
Alla fine del corridoio si entra in uno spazio bianco, luminoso, interrotto da due immagini, che sono in realtà la stessa fotografia, ma mentre quella di sinistra si presenta sproporzionalmente più piccola rispetto alla cornice, la sua gemella ricopre l’intera parete, smisuratamente più grande rispetto al suo riquadro. Insieme invitano lo spettatore ad interrogarsi su che cosa definisca un’opera. L’arte è arte o lo diventa? Il suo valore, la sua dignità dipendono da fattori intrinseci o è lo spazio espositivo a renderla tale?
Eduardo Luongo e Nicola Tineo sviscerano l’essenza mortale dell’essere umano e giocano con il concetto di tempo e spazio, mirano al superamento di queste due entità, la chiave di volta di questo processo per loro è la memoria, il riconoscimento dell’esistenza dell’individuo attraverso i dettagli, i ricordi che immortalano il suo passaggio.
A metà serata le luci si affievoliscono, un neon blu, un televisore con la scritta “Romantic” ed il rosso della fotografia sulla parete catturano gli sguardi, una tromba rompe il silenzio ed il pubblico si lascia inebriare dall sperimentazioni sonore di “Carni rosse”.
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